Sulla scia di film
meravigliosi come Sette anni in Tibet
ed Everest,
molti di noi hanno fantasticato su mondi ormai perduti dalla bellezza
mozzafiato, sui miti dello Shangri-la e dello yeti… Su montagne incontaminate dove l’uomo occidentale poteva
ritrovare la giusta dimensione delle cose, plasmato dalla fatica e dalle
imprese estreme …
Sì, bellissimo, ma
svegliamoci da questo sogno, perché le cose non stanno affatto così!
Persino la vetta più alta del mondo, l’Everest
è diventato ahime!, una discarica a cielo aperto dove frotte di turisti ricchi
e senza esperienza pagano migliaia di euro per farsi letteralmente portare
sulla vetta. Dato che i più benestanti si poterebbero pagare un tour sulla luna
perché non ci si potrebbe pagare un tour sulla grande vetta?
Dunque molti lo
fanno e grazie ad una cifra non poco ingente tutti possono solcare questa alta
vetta.
Molto bello da
pensare peccato solo che coloro che arrivano in cima non siano tutte persone
molto civili ma spesso si dilettano a lasciare doni in sacrificio al monte come
escrementi e spazzatura di ogni tipo.
Il governo nepalese ne è già al corrente ma se sono tante le squadre
di pulizia sull’Everest, ancor di più sono gli incivili.
Un esempio da seguire sarebbe quello di
dotarsi di sacchetti per i rifiuti da riportare
poi a valle come confermato da Dawa Steven Sherpa che dirige dal 2008 le
squadre che ripuliscono il monte.
Ogni anno gli
scalatori sono più di 700 e ognuno ha bisogno di fare i propri bisogni, Molti scavano
delle buche dove poterli fare spesso vicino ai campi base che nonostante siano
provvisti di cucine e comfort non dispongono di bagni pubblici tranne uno che
si trova a più di 5’000 metri di altezza.
Un’altezza notevole se solo l’Everest non fosse alto
quasi 9’000 metri quindi il governo nepalese ha stabilito una regola che
prevede che ogni esploratore debba riportare al campo base almeno 8 kilogrammi
di rifiuti.
L’Everest venne
scalato per la prima volta nel 1953 dallo scalatore neozelandese Edmund Hillary
e dallo sherpa nepalese Tenzing Norgay. Da allora l’impresa è stata compiuta da
circa 4.000 persone, alcune con l’aiuto di bombole per l’ossigeno, guide sherpa
e aiutanti che trasportavano l’attrezzatura. Nello stesso periodo di tempo
circa 900 persone sono morte nel tentativo: i corpi di almeno 260 di loro sono
ancora dispersi, ricoperti dal ghiaccio e dalla neve.
Nella sua prima
spedizione nel 2008 con la sua squadra di pulizia Dawa Steven ha portato a
valle circa 15 tonnellate di rifiuti e nel 2012 circa 1.7.
Infine le buche,
come testimoniato da Ang Tshering, dove finiscono gli escrementi devono essere
ben profonde perché quando il ghiaccio si scioglie potrebbero risalire e
contaminare le acque che si ricavano dai torrenti.
Luca Gigli 3B
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