giovedì 11 febbraio 2016

L'ISIS alza la voce e il mondo trema (guarda il video)


É ormai da più di un anno che lo Stato Islamico è sul piede di guerra e minaccia l'Occidente. Tutti si chiedono il perché, quali siano le loro reali motivazioni, cosa vogliono, compreso me... Così, spinto dalla curiosità, ho deciso di documentarmi attraverso letture su internet, filmati, documentari e telegiornali per farmi un'idea su quella che è diventata ormai una vera e propria emergenza mondiale. Qualche mese fa, su skytg24, la presentatrice Sarah Varetto ha mandato in onda alcune interviste fatte da un reporter di Vice News a uomini che hanno sposato la causa dello Stato Islamico.
Il reportage inizia con l'inquadratura di un palazzo sopra il quale si notano dei cecchini sul tetto pronti a difendersi in caso di attacco. Successivamente il giornalista incontra uno dei membri dell'Isis che, in  totale anonimato, pronuncia queste parole: "Noi musulmani vogliamo imporre la Shari'a (legge) in tutta questa terra e giuro su dio, l' unico dio (ovvero il loro Allah) che la Shari'a può essere applicata solo con le armi."  Subito dopo viene intervistato un bambino di circa 10 anni che dice cose da brividi, cose che hanno lasciato anche me a bocca aperta! Questo bambino afferma: "Voglio unirmi allo stato islamico dell'Iraq e della Siria e morire da combattente perché loro uccidono gli infedeli e gli apostati". Nel documentario successivamente vengono trasmesse delle immagini di Raqqa (Siria) che mostrano come questi jihadisti vivono le loro giornate.
In un primo momento si parlava di ISIS: lo Stato islamico di Siria e Iraq, proprio perché questo fenomeno, almeno inizialmente, era circoscritto ai territori di questi due paesi. Ora si sente parlare soltanto di Stato Islamico ( IS) perché è cresciuta la loro ambizione. Infatti il nuovo Stato da fondare non sarà soltanto circoscritto ai territori di Siria e Iraq ma la loro ambizione anacronistica sarebbe quella di restaurare l'antico Stato islamico delle origini. La rapidità con cui i militanti dell'IS hanno saputo imporre il loro dominio é davvero sorprendente, essi hanno sequestrato grandissime quantità di armamenti forniti all' esercito iracheno da parte degli USA. I membri di questo stato arrivano da tutto il mondo con un solo desiderio: dominare il mondo e diffondere il Corano. Ad oggi l' IS si estende dalla Siria all' Iraq ma i suoi combattenti dicono che é soltanto l'inizio. Durante l' intervista ad Abu Mosa (addetto stampa dello stato islamico) i reporter di Vice News sono riusciti a farsi portare sulla linea del fronte di guerra. Durante il tragitto la troupe attraversa una zona pericolosa in cui si affrontano l'esercito siriano e i combattenti dell'Isis. Non molto lontano da loro, in una strada secondaria, sotto il fuoco di molti cecchini, gli uomini incontrano la 17ª divisione di Assad (nemici dell' ISIS): l'unica roccaforte delle truppe di Assad situata non molto distante dalla città. Durante l'intervista Abu Mosa manda anche un messaggio agli Stati Uniti d'America :"Voglio dire all' America che il califfato islamico è nato e nessuno potrà fermarlo, se siete uomini non attaccateci con i droni, mandateci il vostro esercito: vi abbiamo già umiliato una volta in Iraq, se dio (Allah) vuole vi umilieremo ovunque ci scontreremo e alla fine riusciremo ad alzare il nostro vessillo sulla Casa Bianca". Dopo queste parole, i reporter vengono portarti in una zona di conflitto dove si arriva ad aprire il fuoco; alla fine Abu Mosa e altri tre membri degli IS si rifugiano nelle trincee dicendo che l'esercito siriano non li preoccupa affatto. Uno dei compagni di Abu Mosa aggiunge che i soldati siriani sono infedeli, nemici di dio, nemici dell' umanità e della religione e che hanno quello che meritano ogni giorno: cioè la morte.
Poche settimane dopo l'intervista, la zona della 17* divisione di Assad viene invasa dagli IS, essi mettono addirittura in mostra i corpi dei soldati uccisi in diverse piazze della città, come macabro annuncio che Raqqa ormai è sotto il controllo di Abu Bakr Al-Baghdadi, leader dello stato islamico. Successivamente le telecamere riprendono una sorta di cerimonia religiosa in cui Abu Mosa omaggia Allah invitando tutti ad inchinarsi a quello che è definito "l' unico dio che conta".
Quello che più mi colpisce sono i bambini che partecipano alla cerimonia: nei loro occhi è possibile notare lo stesso fanatismo degli adulti. Mi viene da pensare che non è giusto che un bambino debba affrontare cose del genere. Viene negata l'infanzia, l'innocenza, la purezza che caratterizza quell’età.  L'IS non usa soltanto le armi, molti militanti scendono in città cercando di conquistare il cuore della gente facendosi apprezzare. Ad esempio organizzano delle feste in cui pronunciano discorsi molto convincenti per mezzo dei quali la gente ( la maggior parte) si convince ed impugna le armi insieme a loro. Il reporter chiede ad alcuni soldati se riescono a trovare del tempo da passare con le proprie famiglie e uno di loro risponde:"Sinceramente non nel mio caso, non torno a casa per piacere o per riposare, ci vado solo quando é importante o solo quando sono malato, altrimenti non ci vado per niente". "Questo vuol dire che vivi tutti i giorni soltanto per la guerra?" Chiede il reporter, e il jihadista risponde: "Sì, a dirla tutta la famiglia è la cosa meno importante, adesso c'è un obiettivo più importante da raggiungere". Insomma la formazione dello Stato islamico diventa un obiettivo comune, una missione che fa sentire importanti persone che spesso nella loro vita quotidiana si trovano al margine della società. Sono agghiaccianti le parole di quest'uomo che dice di preferire la causa della formazione dello Stato islamico alla sua famiglia. La famiglia diventa irrilevante perché c'è qualcosa di più grande da compiere in nome di Allah. Questo è ciò che accade nei paesi in cui si combatte, ma proviamo a riflettere e a pensare a quanto questo fenomeno sia diventato di risonanza mondiale grazie ai mezzi di comunicazione di massa. Ciò che più dovrebbe far riflettere sono i metodi di reclutamento dell'ISIS: Internet è diventato il mezzo per eccellenza per arruolare persone che si trovano in ogni parte del mondo. Non dimentichiamoci che nei tragici eventi che si sono verificati poco tempo fa a Parigi alcuni di questi terroristi erano Europei. Io credo che questo fenomeno sia molto complesso, di difficile lettura e soprattutto che le cause che abbiano favorito il suo nascere siano molto profonde però sono convinto che sia fondamentale, da parte dell'Occidente, fare un esame di coscienza e soprattutto chiedersi se il precipitare di questi eventi non sia dovuto anche a un degrado dei rapporti sociali all'interno della nostra società contemporanea. C'è da chiedersi se la deriva individualistica sempre più imperante nella nostra società non abbia favorito fenomeni di emarginazione e isolamento di individui che sono più deboli, i quali, sposando la causa dell'ISIS sentono di poter riscattarsi da questa società che li ha prima esclusi ed emarginati. Dopo aver visto questa reportage forse non ho ancora chiaro del tutto il fenomeno dell'ISIS e della sua complessità però sono certo che l'Occidente non può girarsi dall'altra parte e che debba prendere una posizione netta e forte nei confronti di quanto sta accadendo. Lo deve a tutti gli innocenti che muoiono ogni giorno in Siria sotto i bombardamenti, lo deve a quell'esercito di profughi in marcia attraverso l'Europa che scappano dalla guerra in cerca di un mondo migliore dove poter crescere i loro figli e dimenticare gli orrori che gli occhi di troppi bambini innocenti hanno visto.

Glielo deve.
Svetomir Slaveycov 3B
          


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