mercoledì 3 febbraio 2016

Una chiacchierata con gli autori


Eraldo Affinati, Massimo Cacciapuoti, Federica Bosco

All'inizio dell'anno scolastico la Professoressa Saviana Colazza dell'Istituto Comprensivo Ardea 2 ha inviato quasi per gioco, una  e-mail a diversi scrittori chiedendo loro di partecipare a degli incontri con gli alunni della scuola.  Inaspettatamente, quello che sembrava un  gioco, si è trasformato poi in realtà: la sera stessa tre di loro hanno accettato entusiasti di partecipare a tali incontri! L'obiettivo era in primo luogo avvicinare noi studenti a quello che appare ai nostri occhi un  mondo oscuro:  la scrittura! 
Così ci siamo preparati al primo incontro leggendo il libro “L'elogio del ripetente”  di Eraldo Affinati.
Finalmente lunedì 11 dicembre si é tenuto il primo incontro con lo scrittore a teatro: erano presenti tutte le seconde e le terze della scuola media!
Eraldo Affinati si è subito dimostrato una persona affabile e gentile, ha messo tutti noi a nostro agio e ha iniziato a raccontarci alcuni episodi importanti della sua vita da bambino e da adulto... Il suo modo di parlare, la sua calma e il suo interesse hanno conquistato tutti noi, alunni e professori: all'improvviso è calato il silenzio ed è iniziata la magia della parola!
Eraldo ci  ha raccontato di essere cresciuto in una famiglia senza libri e senza parole. Ed è per questo che sin da piccolo ha avuto fame di quelle parole che non ha mai trovato in casa propria...
C'è stato un momento molto commovente: Affinati ci ha raccontato che sua madre, catturata dai nazisti perché figlia di un partigiano,  riuscì a fuggire dal treno diretto verso i campi di concentramento... Se non fosse riuscita a fuggire,  lui e suo fratello non sarebbero mai nati.
Mi ha colpito molto il fatto che ad Eraldo piacciano gli alunni difficili.  Durante il suo racconto ci ha confidato che si è sempre domandato il perché avesse questa predilezione per alunni problematici e la risposta che si è dato è semplice ma essenziale:  predilige gli alunni difficili perché anche lui è stato un ragazzo difficile. Lui, le parole, se le è dovute conquistare.
Un altro momento interessante è stato il racconto della sua prima supplenza in un istituto superiore: lui era poco più grande di quei ragazzi che lo guardavano con un misto di curiosità ed avversione. Capì subito quale fosse il " capo" e si avvicinò al ragazzo dicendogli che era lì per guadagnare dei soldi e guadagnarsi così da vivere. Il suo mettersi a nudo aveva subito conquistato il ragazzo: immediatamente cominciarono a parlare di  calcio e da qual momento li conquistò tutti!
L'incontro con alcuni studenti della Città dei ragazzi porta Affinati a conoscere le difficili condizioni in cui vivono i ragazzi immigrati clandestinamente in Italia e comincia così ad appassionarsi alle loro storie da cui prende vita il libro "la Città dei ragazzi" .
Dallo scorso anno inoltre, Affinati e sua  moglie hanno aperto una scuola gratuita per   insegnare l'italiano agli immigrati: la “Penny Wirton”.
Dopo i suoi racconti l'autore ci ha invitati a porgergli alcune domande sul suo mestiere di scrittore o sugli episodi raccontati durante la conversazione.
Le riflessioni nate dalle nostre domande sono state molto interessanti. Vorrei concludere con una frase pronunciata  da Affinati che racchiude il segreto che si cela dietro un buon professore...
Eraldo afferma che il professore deve essere il "mazziere della gioventù": come in una partita di poker il professore - mazziere dà le carte all'alunno... Poi sta all'alunno giocare le sue carte : se gioca male la partita, non perde solo il ragazzo ma anche l'insegnante, perché questo significa che ha fallito la sua missione di educatore.


Flavio Castellani Perelli


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