Una
mattina di gennaio,un uomo sui 70 anni circa si presentò alla polizia gridando
:“quell’uomo lo ha ucciso!Lui è un assassino!”
L’agente,che
aveva solamente 22 anni, non sapeva cosa fare dato che era solo qualche
settimana che lavorava lì. Decise di chiamare il suo capo al cellulare e di
avvertirlo che l’uomo non smetteva di ripetere la stessa frase,il capo gli
rispose di non agitarsi troppo e di cercare di capire cosa gli fosse successo
mentre stava arrivando.
Quando
il principale arrivò in ufficio vide che l’uomo ancora gridava e il ragazzo gli
ripeteva di non gridare altrimenti avrebbe spaventato i passanti. Il principale
urlò contro l’uomo dicendo: “siediti e dimmi cosa hai visto o sentito e noi
potremo aiutarti altrimenti se non ti calmi non riusciremo a capire nulla di
quello che dici!”.
L’uomo
si sedette e chiese gentilmente un bicchiere d’acqua. Finito di bere il giovane
agente gli disse: “ora per favore può raccontarci l’accaduto!”. L’uomo annuì e
iniziò a parlare:
“E’
iniziato tutto ieri sera verso le 22:30,io ero seduto sul mio scomodo divano e
guardavo fuori dalla finestra,quando ad un certo punto ho visto una figura che
si avvicina alla casa di fronte alla mia così ho deciso di uscire a
controllare. Appena sono uscito di casa ho visto la figura prendere un piccone
dall’auto e avvicinarsi alla porta di casa,la figura ha aperto la porta con il
piccone e poi è entrato in casa,all’inizio pensavo fosse il proprietario di
casa che aveva perso le chiavi,ma poi mi sono chiesto perché un uomo normale
dovrebbe tenere un piccone nell’auto?!. Così mi sono avvicinato alla casa e ho
notato che più mi avvicinavo e più sentivo urlare la frase vai via dalla mia casa! Dopo circa un minuto
ho sentito dire cosa fai?! Non mi
toccare!! e poi un urlo,nient’altro che un urlo. Dopo di che il silenzio totale”.
Ero molto spaventato,però,magari avevo frainteso. Ma poi durante la notte ho
sentito dei rumori,quindi mi sono affacciato dalla finestra della camera e ho
visto la figura che usciva di casa. Prima delle 03.20 del mattino si sentiva
solo il fruscio dei rami,così aspettai le 09:30 del mattino per venire qui e
denunciare la figura oscura”
In
quel momento i due agenti si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere,poi il
giovane agente guardò l’uomo dicendo: “scusami vecchietto,hai preso qualche
medicina sbagliata questa mattina,no perché credo che tu abbia qualche
allucinazione!”
L’uomo
guardò l’agente di polizia e disse: “il mio nome,tanto per essere chiari,non è
vecchietto! Il mio nome è Albert e per essere ancora più chiaro quello che dico
è completamente vero,ma se non mi credete per niente andate pure a fare gli
affari vostri,andrò a chiamare un detective privato”.
Dopo di che Albert cominciò a chiedere a tutte
le persone che passavano se conoscessero un investigatore privato,ma nessuno
gli rispondeva, così Albert rientrò nell’ufficio di polizia e chiese alla
segretaria se per caso conoscesse un investigatore privato,ma lei rispose con
un altra domanda: “cosa ci devi fare con un investigatore privato? Ti serve per
scoprire chi era la figura che hai visto?”. Albert annuì con imbarazzo e la
segretaria allora disse a bassa voce per non farsi sentire da nessuno :“io
penso che quello che dici è vero”.
La
ragazza diede ad Albert un biglietto da visita con su scritto –detective Jack
Rosbif –poi c’era il numero di telefono del detective. Albert ringraziò la
segretaria e corse via.
Appena
uscito dall’ufficio chiamò con il suo telefono il numero sul biglietto e a
rispondere fu una donna che con voce veloce e squillante disse: “buongiorno io
sono Sara la segretaria del detective Rosbif,come posso aiutarla?”
Albert
chiese se il detective fosse libero per poterlo ricevere e la ragazza disse:
“mi dica quando e vedo se è libero” Albert ci pensò per 2 minuti poi disse:
“per oggi pomeriggio è libero?” la segretaria controllò e poi disse:“si è
libero ma solo dalle 15:30 alle 16:30”. Poi attaccò al telefono. Albert andò a
casa,mangiò un piatto di pasta e uscì di casa verso le 15:00.
Arrivò
davanti allo studio e vide alcune persone uscire così approfittandone lui
entrò. La segretaria lo bloccò subito e le disse: “lei chi è? Sa che questo
studio è privato? E sa che oggi siamo occupati tutto il giorno?” Albert la
guardò e disse ridendo:“so che siete occupati,sono io che vi farò sprecare
un’ora oggi!” a quel punto la ragazza le fece cenno di entrare e lui entrò.
Con
il primo incontro il detective le chiese solo cosa doveva fare e perché lo
doveva fare.
Alla
fine dell’incontro Albert pagò il detective per il lavoro che doveva svolgere e
soddisfatto del lavoro che aveva dato da svolgere al dottor Rosbif uscì
dall’ufficio,si avvicinò alla sua auto,entrò e si avviò verso casa. Arrivato a
casa vide il detective che stava uscendo dalla casa del presunto omicidio e
avvicinarsi a lui dicendo: “mi scusi è questa la casa del presunto omicidio?”
Albert annuì e Jack disse: “in quella casa c’è solo una domestica che dice che
il suo capo è un architetto e che è partito ieri per un viaggio con la sua
ragazza a Londra,ma io non ne sono convinto perché lei parlava come se
nascondesse qualcosa,era molto nervosa. Dovrò investigare di più,è più
complicato di quanto credessi”
“vuoi
arrenderti subito?”chiese Albert sconsolato ,ma il detective gli rispose con un
sonoro:“no,non intendo arrendermi subito,voglio arrivare in fondo a questa
storia!”
I
due si salutarono e Albert entrò in casa,mentre il detective entrò in macchina
e si diresse verso lo studio.
“ho
scoperto,che non ci sono stati aerei nelle ultime due settimane diretti a
Londra,questo vuol dire che la donna ha mentito,quindi ora andremo a chiederle
spiegazioni”
Albert
e Jack salirono in macchina insieme e andarono a casa dove si trovava la
domestica. Arrivati davanti la casa scesero dall’auto e si diressero verso la
porta, suonarono il campanello, ma questa ad aprire fu un uomo che diceva di
essere il proprietario di casa e di essere un insegnante di matematica e non un
architetto. A quel punto Jack guardò Albert e sorrise poi guardando il
proprietario di casa chiese: “possiamo entrare?” l’uomo annuì e fece cenno di
entrare con la mano.
L’uomo
disse “io sono George”,dopo di che mostrò la casa. Jack scrisse tutto quello
che sembrava strano sul suo block notes,ad esempio,George collezionava armi da
caccia e aveva alcuni animali imbalsamati, con cui parlava come se fossero i
suoi animali domestici,in casa. Albert incuriosito chiese a George dove si
trovasse la domestica e lui rispose dicendo: “non lo so,mi ha detto che andava
a casa di sua sorella per il suo compleanno e che sarebbe tornata domani sera
verso le 20:00” .
Albert e Jack annuirono e se ne andarono a
cercare qualche indizio in giardino e trovarono,nascosta in un cespuglio,una
mazza da baseball con sopra scritto,in corsivo,il nome George. Così Jack lasciò
Albert a casa e portò la mazza ad esaminare,venne a scoprire che l’ultima
persona che utilizzò quella mazza è stata la domestica. Jack,stavolta senza
Albert,andò da George e gli chiese dove si trovava la domestica il giorno
dell’accaduto e lui rispose: “ era andata a casa come al suo solito,tutte le
sere alle 20:00 va a casa sua”.
Jack
allora pensò che lei potesse essere diventata la prima sospettata. Solo che la
vera domanda era CHI ERA STATO UCCISO?
Jack
tornò da George e gli chiese se c’era qualcuno che lui conosceva,che era
qualche giorno che non vedeva.
George
rispose,dopo un minuto,dicendo: “si,la mia ragazza,è un pò che non la vedo e
non la sento,sapevo che era molto impegnata ma di solito mi scrive comunque
almeno un |BUONGIORNO| invece da un pò non mi scrive più nulla. Comincio a
preoccuparmi!”.
Dopo che George disse tutto questo,Jack andò
via e suonò alla porta della casa di Albert gli disse di aver scoperto chi
aveva fatto tutto ciò quella sera e si ripresentò a casa di George chiedendo di
preciso dove era andata la domestica e lui disse: “è andata in un salone di
bellezza qui vicino perché dice di essere stressata”.
Così
Jack si fece dire il nome preciso del salone e andò li con Albert e arrivati li
chiesero alla domestica cosa aveva combinato e perché così lei guardò
sconsolata i due e disse: “si,sono stata io a ucciderla,ma lei era la fidanzata
del mio amore, George, e si stavano anche per sposare,io non potevo
permetterglielo. Così una sera la chiamai e le dissi che volevo vederla a casa
sua,cosi arrivai a casa di George e della ragazza di nome Giusy,solo che Giusy
non voleva farmi entrare così presi il piccone e decisi di aprire la porta con
il piccone. Quando sono entrata lei mi ha detto di lasciarla in pace e di
andarmene da casa sua, io le dissi che volevo dirle di lasciare in pace George
perché lui doveva essere mio e lei mi disse di non avvicinarmi e di non
toccarla ,io ho visto la mazza di George e così la ho colpita con quella,ma la
mia intenzione non era ucciderla,volevo solo fargli provare il dolore che ho
provato io”
Il
detective Jack Rosbif chiamò la polizia,la polizia arrivò e gli agenti rimasero
increduli nel vedere che Albert diceva
la verità. Arrestarono la domestica per omicidio e Albert,anche se,era molto
vecchio divenne l’aiutante del detective Jack Rosbif.
Di
Giulia Ortenzi III A
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