C’era una volta un coniglio, Stefano, che
girovagava per i prati di campagna, in primavera. Esso era di taglia media,
bianco e nero con occhi grigi, e orecchie molto lunghe. Queste orecchie lo
diversificavano dagli altri conigli, che lo prendevano in giro. Un giorno vide
una coniglietta, Camilla, di colore grigio, con occhi celesti e delle zampe
molto lunghe. Lui le chiese –vuoi giocare con me?- la coniglietta annuì in silenzio.
Tutti e due erano legati da un difetto fisico, e così, piano piano, si
iniziarono a conoscere.
Camminando per il
parco, incontrarono tre conigli: il primo, Giulio, era marrone con occhi neri,
il secondo, Rodolfo, era grigio con occhi verde scuro e il terzo, Macchia nera,
era nero con occhi rossi ed era il capo tra i tre conigli. Tutti erano cattivi,
disonesti e imbroglioni. Macchia nera disse al Stefano e Camilla –che ci fate
qui? Questo parco è mio!- la coniglietta gli rispose –il parco è di
tutti!-. I tre conigli, piano piano, si
avvicinarono a Stefano e Camilla minacciandoli che, se non se ne fossero
andati, sarebbero finiti in un bel guaio. Essi scongiuravano i tre conigli dicendo
–lasciateci andare e sarete ricompensati con una cena molto appetitosa-. I tre
conigli accettarono, senza avere nessun presentimento. Il giorno dopo essi
andarono al prato dove si sarebbe svolta la cena, i due conigli erano lì,
davanti ad un piatto con polpette di granchio su letto di asparagi, e così
tutti si sedettero.
Durante la cena i tre conigli, prima di iniziare a
mangiare dissero –cosa sono queste palline sopra questi bastoncini verdi?-
Stefano disse –sono asparagi e quelle palline sono polpette di granchio, come,
non li conosci?- il coniglietto si stupì e Macchia nera rispose –noi non ci
possiamo permettere cibi prelibati, data la nostra povertà, mangiamo solo
carote andate a male e rubiamo cespi di insalata dagli orti altrui-. Stefano
capì la loro situazione e gli offrì una casa in cui vivere con abbondanza di
cibo. I tre conigli ringraziarono Stefano e Camilla e le chiesero scusa per ciò
che avevano fatto. E tutti vissero per sempre felici e contenti.
Gigli Irene, Innocenza Di Giovanni
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