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martedì 23 febbraio 2016

L'isola di Pasqua: il mistero svelato


Un’isola minuscola, sperduta nell’Oceano Pacifico, ma un enorme esempio per l'intera umanità.

Tra i più grandi e spaventosi misteri della storia umana c’è la scomparsa di intere civiltà, la cui estinzione ci colpisce in modo particolare per un motivo semplice: perché gli artefici di queste catastrofi erano uomini come noi. Tra queste, quella dell’antica civiltà polinesiana dell’Isola di Pasqua rimane insuperata per mistero ed isolamento. Ancora più inquietanti sono le enormi statue di pietra: i MOAI (10 metri di altezza ed 82 tonnellate di peso) di cui la maggior parte giace ancora nelle cave, abbandonata all’improvviso. Ma potevano i misteri finire qui, per una volta? Certo che no! L’Isola di Pasqua, a causa della sua posizione rispetto all’Equatore, dovrebbe essere un piccolo paradiso isolato dal mondo, pieno di vegetazione ed animali; eppure l’esploratore Roggeveen, quando scoprì quest’isola nel 1722, vide solamente una distesa d’erba senza alberi ed insetti. Che dire poi degli abitanti? Trovò circa 2000 persone che vivevano come un popolo primitivo ed erano dotate solo della forza dei loro muscoli. Come potevano questi stessi uomini avere creato statue così imponenti e averle trasportate per più di 10 km, dalle cave alle loro attuali ubicazioni? E che fine avevano fatto la fauna e la flora dell’isola?
Le risposte a questi misteri sono state cercate per anni, sono stati scritti interi volumi fino alle ipotesi più assurde, ma solo lavorando sul campo e cercando di capire i misteri con esperimenti e teorie concrete si poteva svelare un mistero così fitto.
Qualche anno fa lo studioso Jared Diamond, in un suo libro divenuto ormai best seller: "Collasso" ci fornì una spiegazione convincente basandosi su anni e anni di ricerche di diversi esperti e studiosi.
La soluzione a tale mistero la forniscono i pollini e le ossa: una risposta molto triste purtroppo. Studiando vari strati di terreno si è scoperto che quelli più antichi contenevano dei pollini. Dunque l'Isola di Pasqua un tempo era ricca di vegetazione ed alberi. Ma allora perché al tempo della sua scoperta non ne rimaneva traccia?
Ed è qui che entra in gioco l'uomo e la sua stupidità: la popolazione era divisa in clan in lotta tra di loro e la supremazia sugli altri dipendeva dal numero di moai che venivano eretti sull'Isola di Pasqua.
Il desiderio di prevalere sugli altri superò un'attenta riflessione sui danni ambientali che la deforestazione avrebbe implicato. Infatti per spostare questi enormi monoliti dalla cava alla costa bisognava impiegare i tronchi degli alberi che venivano utilizzati come rulli. Ora, quando la deforestazione arrivò al suo culmine, gli abitanti si trovarono sprovvisti di un' enorme riserva che era appunto il legname: senza di questo non si potevano più costruire né abitazioni, né ripari né canoe. Quindi quando Roggeveen arrivò sull'Isola di Pasqua quelli che trovò non erano nient'altro che i resti di un antichissima civiltà involuta a causa della sconsiderata distruzione delle risorse ambientali che aveva messo in atto. Infatti gli abitanti non potevano più navigare perché non erano in grado di costruire imbarcazioni e quando il legno delle abitazioni marcì dovettero scavare delle buche e andare ad abitare sottoterra.
Le registrazione relative ai pollini mostrano che la distruzione delle foreste dell’Isola di Pasqua era a buon punto già nell’800, solo alcuni secoli dopo l’insediamento umano. Da quel momento il carbone proveniente dai fuochi della legna cominciò a pervadere i sedimenti, fino a far sparire il polline degli alberi e lasciando spazio al polline delle erbe. Non molto tempo dopo, nel 1400, gli alberi ad alto fusto si estinsero anche a causa degli abbattimenti di massa. L’estinzione degli animali fu altrettanto eccessiva: la pesca eccessiva, la caccia di massa, le colonie degli uccelli marini spazzate via.
E tutta questa distruzione era opera degli esseri umani stessi! Fu la mancanza di cibo e risorse a decimare la popolazione.
Ed eccovi svelato il mistero dell’Isola di Pasqua: non sono stati né alieni, né dei, né mostri.
Siamo stati noi: sono stati gli uomini.
Se alcuni isolani muniti soltanto di strumenti rudimentali e della forza dei loro muscoli sono riusciti a far estinguere una civiltà evoluta e bruciare tutto le loro risorse come può l'uomo contemporaneo, dotato di energia nucleare, macchine da guerra e strumenti di morte come i nostri non rischiare di fare altrettanto?
Sappiamo che nel mondo attuale la popolazione sta aumentando a discapito delle risorse che sono sempre inferiori e che quindi non bastano per tutti.
Jared Diamond scrive che però noi abbiamo una risorsa in più rispetto agli abitanti dell'Isola di Pasqua: la cultura e gli insegnamenti che la storia può darci.
Insomma lo studioso invita tutti noi a non arrenderci e a non chiudere gli occhi bensì a imparare dagli errori compiuti dalle civiltà scomparse per evitare che in futuro anche noi possiamo compierli.
In questo modo anche i nostri figli, i nostri nipoti e le future generazioni potranno continuare a vivere sul pianeta terra.
La terra infatti non è una nostra proprietà, la terra appartiene a tutti e deve appartenere anche a chi verrà dopo di noi.

Natalia Bobrova