Luca Veriani aveva solo 23 anni quando fu
torturato e ucciso da altri due ragazzi romani, Manuel Foffa e Marco Prato. E
fu proprio il 6 marzo, poco dopo la mezzanotte, che il padre di Manuel convinse
il figlio a confessare tutto quanto alla polizia.
Il colpevole, confessando, disse:
“Iniziò tutto una sera quando io e Marco, rimasti in casa, spendemmo circa 1500
euro per comprare alcool e cocaina. Restammo senza mangiare, perché volevamo
vedere quanto tempo riuscivamo a resistere.”
Cos’è accaduto?
Marco e Manuel chiamano Luca,
convincendolo ad andare a casa di Manuel, dove, in cambio di rapporti omo/eterosessuali
(Marco è gay e l’aveva già confessato a Manuel), i due ragazzi gli offrono
droghe e 120 euro, Luca non resiste ed accetta. Manuel, che, precedentemente,
si era autodefinito un “animale”, ha detto che la morte di Luca non è stata
veloce e indolore bensì lenta e dolorosissima, per via di ripetute martellate
sul collo e su altre parti del corpo, non escludendo l’uso di un coltello. Secondo
il padre di Manuel (dichiaratosi ignaro del fatto che il figlio facesse uso di
alcool e droghe) i ragazzi non sono stati mossi da un movente ma solo perché
erano sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, in un’intervista Manuel ha
detto che l’avevano fatto solo per sapere cosa si provasse ad uccidere una
persona, noi, invece, pensiamo che sia stato un atto irresponsabile, fortemente
disumano, emblematico di una società in sfacelo come quella attuale.
Tavelli Cesare e Marocco Giulia 2B
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