Nella capitale Russa, il 29 Febbraio
2016, una bambina di quattro anni è stata decapitata dalla propria babysitter.
La donna, di nome Gyulchekhra Bobokulova, originaria dell’Uzbekistan, risulta
mentalmente instabile e viene arrestata riconoscendo il proprio delitto,
pentendosene e dicendo che glielo aveva ordinato Allah. Secondo le testimonianze la colpevole dopo
aver mozzato la testa della bimba ha dato fuoco alla casa e si è diretta verso
la metropolitana vestita di nero, con la testa mozzata, gridando “Allah è
grande” e ripetendo più volte che si sarebbe fatta saltare in aria. I genitori
della bambina uccisa sono stati affidati a cure psicologiche perché in stato di
shock. La colpevole si prendeva cura della bambina da un anno e, secondo le
dichiarazioni dei genitori della vittima, nell’ultimo tempo aveva problemi con
il marito e assumeva comportamenti nervosi. I genitori prima di questo fatto la
definirono una grande professionista nel suo lavoro, considerandola molto
affidabile. Come nella maggior parte dei crimini o degli atti terroristici,
tutto può partire da una cosa che inizialmente sembra banale o assurda ma
tramite cui si può arrivare ad un fatto tragico.
Gli investigatori hanno dichiarato che
la colpevole possa aver avut problemi mentali a causa dei conflitti con il
marito, probabilmente sarà semplicemente condannata, finendo così in galera per
atti criminali. Intanto i genitori rimpiangono la propria figlia, uccisa ingiustamente
e brutalmente. Questo è un fatto che mi ha colpito molto, soprattutto per la
crudeltà che questa donna ha dimostrato nei confronti di una piccola creatura. Questo
episodio è stato trattato per poche settimane e poi ha perso la sua importanza,
diventando uno dei tanti crimini efferati di cui solo l’uomo può essere capace.
Alanei Cosmin
2 B
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