sabato 9 giugno 2018

La casa del mistero



Il mio nome è Elizabeth, sono una ragazza di 25 anni e vivo da poco in una casa tutta mia. Questa casa mi sembra molto strana, ma forse è solo una mia impressione, dato che mia madre dice che non c’è nulla di strano e che è normale che la vedo strana dato che sono qui da pochissimo. Io non ne sono convinta.
A svegliarmi durante la notte è un rumore. Mi alzo dal letto e corro in cucina, apro il cassetto e prendo un coltello, comincio a girare per casa puntando il coltello davanti a me, ma fatto il giro di tutta casa, non vedendo nessuno, me ne torno in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Di nuovo quel rumore, proviene dalla soffitta. Comincio a salire le scale silenziosamente. Arrivata in soffitta vedo solo molti scatoloni pieni di polvere, pensavo che i vecchi proprietari li avessero levati. Mi avvicino a uno scatolone con su scritto - Ricordi, non toccare - . Incuriosita apro la scatola e vedo delle foto molto vecchie, ne prendo una. Nella foto sono rappresentate due ragazze di circa 14 anni. Dietro la foto c’è scritto - Sabrina e Stephanie. Anno 1918 -. Ho provato a fare un piccolo calcolo, dato che siamo nel 2018 queste ragazze, sempre che siano ancora vive, cosa molto improbabile, dovrebbero avere 114 anni. Me ne torno a dormire e cerco di non pensarci ma porto la foto con me per poter fare qualche ricerca su chi abitava in questa casa. Magari i vicini lo sanno.
La mattina dopo, mi alzo e vado diretta verso il mobile della camera dove questa notte ho appoggiato la foto, ma sul mobile non c’è. Penso che è caduta così comincio a vedere in giro per la camera e poi  in giro per la casa ma nulla. Mi arriva un brivido di freddo, mi giro e vedo la finestra aperta. Penso che la foto è volata via dalla finestra, ma non ci faccio molto caso e chiudo la finestra. Controllo casa per una decina di volte prima di essere sicura che non ci sia nessuno. Dato che non vedo nessuno torno in casa e mi vesto. Finito di vestirmi salgo in soffitta per vedere cosa c’è di curioso li. Apro uno scatolone con su scritto - Lettere -. Ci sono molte lettere, ma quella che mi incuriosisce di più è una lettera da parte di una certa Stephanie. Sulla lettera c’è scritto:
<Ciao, ti scrivo per dirti che ho trovato quello che cercavi, spero che tu sia disponibile per vederci in via dei Girasoli numero 30 per restituirti ciò che ti appartiene.
                                                                                  Stephanie Foster
                                                                                 Anno: 1924> 
Prendo le chiavi dell’ auto e comincio a guidare alla ricerca della via scritta sulla lettera. Trovata la via cerco il numero 30 fino a trovarlo.
Suono il citofono e a rispondere è una voce femminile che chiede “Chi è?” io rispondo dicendo “Mi scusi signora, può uscire un secondo? Avrei qualche domanda da farle”. La donna non risponde. Passano due minuti e si sente aprire il portone di casa. Esce una donna sui 60 anni circa chiedendomi “ E tu chi sei?”
Io le spiego chi sono e poi le chiedo “Conosce per caso una certa Stephanie Foster?”
Stranamente lei distoglie lo sguardo da me cominciando a guardare per terra, per poi dirmi “Ci ha lasciati due anni fa”. A quel punto io gli dico “Oh, mi dispiace. Lei è una sua parente?”
Lei alza lo sguardo verso di me per poi dire “Io sono sua figlia” qualche secondo di silenzio e poi riprende a parlare “La cercavi per quella vero?” mi chiede indicando la lettera che tengo fra le mani. Io annuisco e lei, dopo qualche minuto, mi dice “Prego entra, il mio nome è Caterina, il tuo?”, le dico il mio nome e poi entriamo in casa. La casa è enorme. Caterina mi mostra una foto di Stephanie, era una bellissima donna. A quel punto chiedo a Caterina “Cosa doveva restituire Stephanie alla proprietaria della mia casa?”
Lei si alza dal divano e prende un carillon con una ballerina che gira quando lo apri e che ha anche la musica, me lo porta e mi dice “Voleva questo. Mia madre nella lettera ha fatto credere che l’oggetto da restituire fosse una questione di vita o di morte”. Io annuisco, lei mi apre le mani e mi appoggia il carillon tra le mani, io la guardo confusa e lei mi dice “Tienilo tu, spero che ti piaccia e poi io non so che farci. Sempre che tu lo voglia, non funziona” comincia a ridere per poi prendere a guardare il carillon nostalgicamente. “Le manca molto sua madre vero?” lei annuisce per poi alzarsi e dirmi “Devi andare?” annuisco, la abbraccio e le dico sottovoce “Grazie per il carillon, lo terrò con molta cura, ogni tanto potrei passare a trovarla se per lei va bene” lei mi guarda e poi dice “Vien i quando vuoi, tanto sono sempre qui!”. La saluto ed esco di casa intenzionata a tornare in soffitta.
Arrivo a casa e vado diretta in soffitta con il carillon in mano. Mentre sto frugando tra i vari scatoloni impolverati, ascoltando la musica del carillon che a quanto pare funziona, una luce accecante blu invade la stanza. Da un angolo della stanza spunta un grosso cerchio da dove esce una ragazza sui 25 anni come me e che mi assomiglia. Mi guarda per poi porgermi la mano e dirmi “Piacere, io sono la tua pronipote, quindi tu sei la mia bisnonna, il mio nome è Jane e vengo dal futuro, più precisamente dal 2045, so che non mi crederai ma sono qui per fare in modo che nessuno cambi il passato, che per te è il presente”. Io la guardo confusa per poi guardare dietro di lei e vedere che il cerchio è sparito. Guardo Jane e le chiedo “Tu saresti la mia pronipote?” lei annuisce e io sorrido. Jane mi dice “Sei riuscita a farti dare il carillon da quella?” io lo indico e lei mi dice “Brava, sai perché per la proprietaria di casa quel carillon era così importante?” rispondo dicendo timidamente “No perché era così importante?” lei ride per poi avvicinarsi al carillon, accenderlo e dire “Perché questo carillon è il motivo per cui si apre il portale. Non so se lo hai notato, ma il carillon funziona solo in questa casa. Quindi io, per salvare il futuro, devo prendere questo carillon e tenerlo al sicuro, perché se finisce nelle mani sbagliate potrebbe succedere un gran casino”. Io la guardo e poi guardo il carillon e glielo do dicendo “Tieni. Preferisco che lo tenga tu, almeno con te sarà al sicuro”. Lei accende la musica del carillon e il portale si apre come per magia. Lei mi abbraccia e poi prima di entrare nel portale mi dice “Pren diti cura di te stessa e di questa casa”. Dopo di che entra nel portale. Appena entra nel portale con l’ultima del suo corpo, il portale sparisce.

Sono passati due mesi dall’incontro con Jane e ora, stranamente non sento più strana questa casa. Nessuno sa nulla di quel che è successo, tranne Caterina. Le ho dovuto raccontare tutto perché quando è venuta a trovarmi, mi ha chiesto dove fosse il carillon e dato che io non sapevo cosa rispondergli lei mi chiede se lo ho buttato perché non funzionava e quindi le ho dovuto raccontare tutto a tutti i costi. Per il resto nessuno sa niente.
Questa è la storia di come ho incontrato la mia pronipote a soli 25 anni.

                                                                                     <Elizabeth, anno 2018>

Giulia Ortenzi III A

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