mercoledì 17 gennaio 2018

La casa dei sogni


Solito sabato mattina noiosissimo.
Mi svegliai alle 6:37 di mattina, feci una doccia super veloce, indossai la tuta e le scarpe da ginnastica e mi misi in cammino. Mentre scendevo le scale presi un laccio per capelli e feci un piccolo codino. Terminai le infinite scale e uscii dal portone: l’aria fredda di novembre mi fece tremare.
La solita casa davanti a me, con quell’aura cupa, diroccata, con quelle piante malcurate. La guardai per un po’ e poi cominciai la mia corsa mattutina. Tornai all’incirca verso le 11:30, mia madre e mio fratello stavano facendo colazione e così mi unii a loro. Dopo la colazione uscirono entrambi e rimasi sola, il cielo si faceva sempre più scuro. Il cigolio di una finestra mi fece sobbalzare, mi girai di scatto, la finestra dietro di me era completamente spalancata, mi avvicinai e piano mi misi ad osservare fuori: la casa abbandonata venne colpita in pieno da un fulmine e per qualche minuto scomparve. Non ci credevo, non c’era più nulla. Presi il giubbotto e mi fiondai giù per le scale. Uscita dal portone un acquazzone mi prese in pieno e misi il cappuccio. La casa davanti a me era quasi un diagramma nascosto fra la nebbia che circondava solo lei, mi avvicinai piano al cancello, nero, basso, con qualche graffito in bianco, allungai la mano per toccarlo ma la scansai subito dopo, sentii una fitta, come una presa potente. Mi allontanai indietreggiando e guardai la casa in ogni minimo dettaglio: una struttura media, materiali ormai rovinati dal tempo, molte finestre, probabilmente molte stanza, il giardino, se così si poteva chiamare, era quasi un giungla, piante ovunque, sia a terra che rampicanti, e poi c’era un piccolo terrazzo quasi distrutto, le mura malandate. Una mano forte mi afferrò al collo e mi spinse verso il cancello che si aprì da solo. Mi catapultai  in un’altra dimensione, poi il cancello si chiuse dietro di me. Il giardino, prima completamente distrutto, era diventato bellissimo, i fiori sbocciati emanavano un profumo paradisiaco, la casa era stupenda, le mura di un arancione intenso, le finestre di legno di ciliegio levigato. Una dolce musica che proveniva dall’interno mi portò ad avvicinarmi alla porta. Subito una piccola vecchina mi aprì esortandomi ad entrare. Mi fece togliere la giacca e mi fece accomodare sul morbido divano dandomi il benvenuto. Mi portò dei pasticcini  e un tè caldo, si sedette davanti a me e iniziò il suo lungo discorso: “Questa casa non esiste cara Marina, tu, sei la prescelta. Non ti devi spaventare, non devi fare nulla, questa è la casa dei sogni, ogni stanza di questa casa è un tuo sogno che puoi vivere. A te la scelta, ogni giorno potrai vivere un tuo sogno, ma non fare il mio sbaglio” mi disse e poi di colpo il suo sguardo si rabbuiò “Io sono entrata qui all’età di vent’anni, ho lasciato la mia famiglia, il mio uomo, ho preferito vivere un sogno… Tu non lo fare, la mancanza di una persona porta incubi e qui si vivono anche quelli. Tu sei giovane, i tuoi sogni puoi viverli col sorriso, ma se arrivi a vivere il terzo incubo dovrai restare qui per sempre: pensaci!”. Chiuse il discorso sorridendomi malinconica. Io finii di bere il tè e mi alzai dal divano, presi la giacca e mi feci accompagnare alla porta. La vecchina mi abbracciò: “A presto piccola prescelta”. Il portone si chiuse alle mie spalle e un vento fortissimo mi portò fuori dal cancello. Tutto era tornato come prima, o forse no. La mattina dopo uscendo di casa presi la mia decisione, la decisione che mi cambiò la vita.

Continua…

Marina Guzzi    

Classe seconda B  


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