Trovare
una seconda Terra non è più una questione di se, ma di quando.
Ci
sono miliardi di galassie, miliardi di stelle, miliardi di pianeti: che la vita
si sia sviluppata solo in un granellino di sabbia chiamato Terra è impossibile
sia dal punto di vista scientifico che religioso.
La
NASA l’anno scorso, attraverso una conferenza stampa ha affermato la scoperta
di sette pianeti distanti 39 anni luce dal nostro sistema planetario, tre dei
quali nella “fascia abitabile”; questi pianeti orbitano attorno ad una stella,
una nana rossa, denominata Trappist 1.Lo scopo nell’analizzare questi pianeti è
quello di trovare acqua allo stato liquido, una morfologia del suolo simile
alla nostra e magari trovare forme di vita intelligenti.I pianeti orbitanti
intorno alla nana rossa sono molto simili alla Terra, sia per taglia che
composizione geologica e degli elementi che li compongono.Per adesso però è
impossibile entrare in contatto con ipotetiche civiltà extraterrestri e rimane
solo fantascienza. Questo perché le distanze fra il nostro pianeta e le
galassie abitabili ci limitano anche perché la nostra velocità nella
navigazione spaziale non è ancora sviluppata. La speranza però risiede in un
progetto spaziale chiamato Seti, nel quale diversi radiotelescopi puntati verso
stelle simili al Sole, trasmettono nel cosmo messaggi rivelatori della nostra
presenza e possono ricevere ogni segnale artificiale.È sempre stato nel nostro
DNA la curiosità, la necessità del
sapere, della conoscenza; abbiamo sempre cercato di immaginare l’aldilà del
cielo, un tramite per una nuova dimensione , alla ricerca di segni di vita
sparsi nel cielo notturno contemplato dalle stelle.
Il
progetto Seti
Guardavamo
le stelle nella ricerca della propria patria quando eravamo persi, e adesso
sono un punto fermo per la scoperta di nuove forme di vita.Questo ci ha sempre
affascinato e i primi studi sono iniziati ai tempi dell’antica Grecia e con i
Romani.Con lo studio approfondito dei buchi neri la ricerca si fa sempre più
grande e intrigante. È possibile che entrando nel buco nero
riusciremo ad entrare in contatto con un’altra dimensione, che vive parallela a
noi, attraverso un effetto tunnel.Attraverso queste tematiche ci colleghiamo al
discorso dei Wormhole,detto anche ponte di
Einstein-Rosen , quasi una galleria gravitazionale, una scorciatoia
spazio-temporale in cui viaggiare da un punto all’altro
dell’universo,strettamente connesso alle dimensioni spazio e tempo. Attraverso
essi forse,in un futuro non troppo lontano, attraverseremo il cosmo in
pochissimi minuti a differenza dei miliardi di anni che ci impiegheremmo
normalmente.Per adesso possiamo solo continuare a scrutare il cielo,
analizzare e sperare.
MORINI CATIA IIIE
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